Parole musicali: la serie
L’orecchio è l’argomento di questo secondo articolo – dopo quello dedicato alla dinamica – della serie dedicata alle parole musicali. Con “musical words” intendo parole che fanno parte del vocabolario musicale, ma che per chi non è addentro a questo mondo potrebbero risultare vaghe o magari oscure. Ne parleremo, come sempre, in maniera trasversale, affrontando diverse sfumature di significato, ma sempre in modo molto discorsivo e privo di inutili tecnicismi.
Parole musicali: orecchio
Dopo aver parlato di dinamica, mi è sembrata una naturale conseguenza soffermarmi sul concetto di orecchio. La parola “orecchio” designa prima di tutto l’orecchio esterno o padiglione auricolare. Ci si riferisce con lo stesso termine, per estensione, anche alla funzione uditiva (per es. “prestare orecchio”). C’è poi un ulteriore livello, quello specificamente riferito alla sensibilità per i suoni e la musica, alla quale si fa riferimento come orecchio musicale.
L’orecchio musicale
Dal dizionario Treccani: “orecchio musicale, la facoltà d’intendere la musica e di apprendere facilmente le melodie, o di sentire bene l’intonazione, il ritmo”. Con orecchio, si può quindi intendere un’attitudine – che tutti possediamo – a distinguere l’altezza delle note, il ritmo con il quale vengono eseguite e a percepirne la giusta intonazione. Avrete sentito parlare di “orecchio assoluto” e “orecchio relativo”: con “orecchio relativo” si definisce la capacità di riconoscere gli intervalli tra le note avendo un riferimento sonoro; l’“orecchio assoluto” è invece la capacità di identificare le singole note senza alcun riferimento (out of the blue, per così dire). Mentre l’orecchio assoluto è una capacità innata, l’orecchio relativo si può acquisire e allenare ed è la base dello studio di qualsiasi strumento.
È corretto dire di non avere orecchio?
Assolutamente no! La musicalità e l’orecchio sono capacità innate e connaturate all’essere umano. Le abbiamo tutti. Quello che può cambiare da persona a persona è l’educazione e l’allenamento. E come è possibile allenare il proprio orecchio? Se ci pensi un attimo, è ovvio: con l’ascolto!
Perché l’ascolto è un elemento chiave in musica
L’ascolto è un pilastro fondante per chi fa musica, professionalmente e non. L’ascolto approfondito dei brani ai fini di studio, l’ascolto dell’altro (quando la musica non si fa da soli ma all’interno di una band) e l’ascolto e la percezione di quello che accade attorno a noi se ci esibiamo davanti a un pubblico e vogliamo coinvolgerlo. Sono tutti livelli di ascolto differenti e sono tutti in egual misura “allenabili” e necessari.
L’orecchio interno
L’ascolto naturalmente parte dal corpo. Non può essere altrimenti, visto che è attraverso il corpo che percepiamo i suoni. In effetti, vibriamo anche noi con il suono: il timpano converte le onde sonore in vibrazioni per trasmetterle all’orecchio interno. Nell’orecchio interno le vibrazioni vengono trasformate in impulsi elettrici nervosi, interpretati dal cervello come suoni. Vorrei chiederti di soffermarti un attimo su questo concetto, che è in sé una rivelazione importantissima: il nostro corpo vibra con il suono! Wow, no?
Vibrare col suono
La vibrazione sonora entra letteralmente a far parte di noi. È biologia. Questa sensazione è ancora più forte quando siamo noi a produrre il suono, con la voce, oppure quando appoggiamo uno strumento con una cassa armonica – come la chitarra – al nostro corpo. La vibrazione prodotta si trasmette a tutto il corpo e la sensazione di benessere è immediata. Perché il suono può essere fonte di benessere: farci “sentire” il nostro corpo come ormai non siamo più abituati a fare e sciogliere tensioni facendoci provare sollievo e relax immediati. Ne parlavamo anche qui.
L’ascolto del proprio corpo
L’ascolto corporeo è molto importante per chi, come me, utilizza come strumento musicale la propria voce. È fondamentale conoscere il proprio corpo, sapere come ci si sente, percepire le minuscole variazioni nello strumento che possono esserci da un giorno all’altro. È anche una strategia per “sentirci” quando l’ambiente in cui parliamo o cantiamo è molto rumoroso e la tendenza che avremmo inconsapevolmente è quella di alzare la voce, cosa peraltro deleteria. Ascolto è sentire il suono che viaggia all’interno del corpo, che massaggia gli organi interni, viaggia nelle cavità del cranio e poi fuoriesce all’esterno portando con sé tutto ciò che ha raccolto nel suo percorso. Ogni volta che ci penso, mi rendo conto di quanto il suono sia proprio per questo veicolo di espressione non falsificabile. In altre parole il suono non mente e racconta moltissimo di noi.
Suonare a orecchio
Suonare a orecchio significa aver allenato l’ascolto e la propria sensibilità attraverso la sperimentazione continua e prove ed errori. In questo senso si parla di improvvisazione, ovvero di quella capacità di cantare o suonare su un brano senza conoscerne a priori lo sviluppo, ma basandosi sull’esperienza e sull’orecchio (e sulle conoscenze teoriche, of course).
L’ascolto come bussola
L’ascolto è poi una bussola che ci permette di interfacciarci con altri musicisti o cantanti in maniera armonica e armoniosa. È infatti una condizione necessaria per suonare in una band o in un’orchestra: un organismo musicale composto da più persone che suonano in perfetta armonia e danno vita a una magia frutto di ascolto e pratica. Possiamo avere tutto il talento e la tecnica del mondo, ma se non ascoltiamo, non saremo mai in grado di suonare con altri. L’ascolto ci permette di cogliere e assecondare le sfumature d’intenzione e di interpretazione di un brano, che possono essere infinite e personalissime.
L’ascolto dell’ambiente o “leggere l’aria”
Quando ci si esibisce per un pubblico, poi, è importantissimo sviluppare anche la capacità di percepire l’energia di un ambiente. È una sensibilità che si acquisisce con l’esperienza e il tempo. Sarà capitato anche a voi di entrare in una stanza e percepire tensione. Ecco. “Leggere l’aria” significa proprio questo: percepire l’energia di un ambiente o di una situazione e cavalcarla. Una capacità utilissima per far rendere al meglio la propria scaletta in base alla situazione. Se percepiamo un’energia sempre più dinamica, in crescita, che attende di esplodere, possiamo assecondarla scegliendo un brano forte, ritmico e che coinvolga il pubblico facendolo scatenare.
Presta orecchio…
Adesso che sai quanto può essere profondo e coinvolgente l’ascolto, prova a farne un esercizio di mindfulness! Ascolta con attenzione il tuo corpo, percepisci l’intonazione della tua voce, cerca di capire come l’una dipende dall’altro e come puoi prenderti cura di entrambi. E poi fai lo stesso con gli altri! Ascolta con attenzione quello che ti dicono, cogli le sfumature, impara a capire davvero chi hai davanti attraverso la storia che ti racconta la sua voce!