Perché gli inediti ci hanno reso performer migliori © Sweetandsour

Perché gli inediti ci hanno resi performer (e persone) migliori

Da qualche anno ormai lavoriamo ai nostri inediti e a breve saranno due mesi dall’uscita del primo singolo frutto delle nostre fatiche, “Whale” (ascoltalo qui). Il viaggio che ci ha portato dall’idea iniziale, attraverso la scrittura, la ricerca del nostro suono, l’arrangiamento fino alle registrazioni in studio e al prodotto finito, ci ha insegnato molto. Era, quindi, da un po’ che meditavo di scrivere questo articolo per tirare le somme di questo percorso e condividere con te quello che ne abbiamo tratto.

Ho deciso di dividere questo articolo in due parti, la prima dedicata all’evoluzione legata all’ambito più prettamente lavorativo e musicale e la seconda più personale.

DISCLAIMER: Non avremmo potuto apprendere nessuna delle preziose lezioni di cui parlerò se non fosse per Raffaele “Rabbo” Scogna, amico e produttore che ci ha seguito fin dall’inizio per i nostri inediti. Il primo passo per fare un buon lavoro è circondarsi di persone che hanno i nostri valori e la nostra sensibilità e coi quali si è in perfetta sintonia. 

Parte 1 – Perché gli inediti ci hanno reso performer migliori

Focus e concentrazione

Quando si produce e si registra un brano, capita spesso di cambiare in corsa un testo, un dettaglio della melodia, di asciugare una struttura o apportare modifiche ai suoni seguendo il flusso creativo del momento. Per poterlo fare, bisogna essere in grado di entrare al volo in uno stato di grande concentrazione e focus. Da off a on. Boom. Ascolto, decisione, registrazione. Di nuovo. Quando si trova la strada giusta, si rimane “sul pezzo” finché non si ottiene la rec della vita. Le ore passano e quasi non se ne ha la percezione. Un livello di concentrazione che non ho mai sperimentato in vita mia.

Reattività e precisione

Dato che, come accennavo prima, gli aggiustamenti si fanno in corsa, è necessario essere super reattivi e capire al volo le indicazioni per registrare di conseguenza quanto richiesto. Una, due, dieci volte, se serve. Reattività, quindi, ma anche precisione: doppiando le voci, per esempio, è essenziale riprodurre esattamente quello che si è registrato per la voce principale. Questo perché altrimenti si produrrebbe uno scollamento tra la voce principale e le altre e si avrebbe, quindi, la percezione di un’altra voce. L’effetto desiderato quando si doppiano le voci, invece, è quello di ottenere un effetto più pieno e voluminoso, in maniera si potrebbe dire “seamless”, senza far percepire le “cuciture” di più voci una sull’altra.

Profondità e consapevolezza

Nel lavoro di finalizzazione di un pezzo capita spesso di doversi porre la domanda: qual è il messaggio che voglio comunicare? Da questa domanda ne scaturiscono molte altre, altrettanto fondamentali. Tra queste, quella che mi ha messo più un crisi: cosa è fondamentale (di quello che abbiamo scritto) per trasmettere il messaggio? Perché sì, a volte capita di dover sacrificare una parte del testo o modificarla. Oppure magari è la struttura a evolvere e richiedere tagli e riscritture. E a questo punto bisogna chiedersi se si vuole far sbocciare quell’idea e farle trovare la sua massima espressione oppure no. Se la risposta è sì, dobbiamo essere pronti a mettere da parte il nostro ego e fare il bene del pezzo/messaggio/idea in questione.

Tirando le somme…

Questo percorso ci ha permesso di arrivare ad affrontare anche il lavoro sulle cover con un bagaglio di esperienza incredibile. Abbiamo affinato la nostra capacità di cogliere i dettagli dell’arrangiamento, dei suoni scelti e della scrittura, e questo ci permette di entrare ancora di più in sintonia con la canzone. Ed è anche il primo passo per farla nostra. Siamo diventati molto più efficaci nello studio e nella preparazione, molto più vicini all’essenza del nostro suono quando eseguiamo il pezzo nella nostra versione. Insomma, questo viaggio ci ha reso ancora più noi.

Perché gli inediti ci hanno reso performer migliori © Sweetandsour
Selfie by me

Parte 2 – Perché gli inediti ci hanno reso persone migliori

Mettere da parte l’ego

Come accennavo già nella prima parte dell’articolo, una delle cose più difficili da fare quando si tratta del lavoro sui brani (e non solo!) è proprio mettere da parte l’ego. Il messaggio è il fulcro del lavoro. Tutto il resto deve essere al servizio del messaggio. Questa credo di poter dire senza tema di smentita è la lezione più preziosa che mi ha lasciato il lavoro sugli inediti. Spesso ci si attacca a dettagli che sono solo accessori di quello che è la priorità originale. E non ci si vuole rinunciare. Ma se si torna alla radice, al messaggio, al motivo che ci ha spinto a produrre quell’idea, tutto torna nella giusta prospettiva. È una lezione potentissima di umiltà.

Boost di creatività e perché no: anche di autostima!

Il lavoro che vi ho descritto è certamente impegnativo e consuma un sacco di energie, ma, allo stesso tempo è un vero boost di creatività! Creare uno spazio in cui potersi esprimere totalmente liberi, come nel percorso di produzione dei brani, ci ha permesso di spostare i nostri limiti, aprirci e scoprire risorse che neanche noi pensavamo di avere. Si esplora costantemente oltre i confini della propria comfort zone musicale e questo non può che portare a scoperte incredibili. Inutile dire, poi, che il risultato mi ha reso così orgogliosa da darmi anche una bella botta di autostima! 🙂

Apprezzare ogni dettaglio

Il duro lavoro su ogni singolo aspetto degli inediti, a più riprese, fa apprezzare tutto all’ennesima potenza. Anche oggi posso ascoltare “Whale” e godermi tutti gli strati di suono creati con il lavoro di giorni di registrazioni a casa e in studio, senza annoiarmi mai. Anche questa è una lezione preziosa che mi porto a casa per la vita.

La gestione del tempo

Il lavoro così concentrato sugli inediti, ci ha fatto capire che per essere produttivi in senso creativo è fondamentale creare le giuste premesse. Preparare l’ambiente e magari dedicare qualche minuto a riti per propiziare la concentrazione, fosse anche solo l’immancabile caffè prima di immergersi a fondo nel lavoro. Una volta immersi nel lavoro, è necessario saper dare il massimo per il tempo che riusciamo a gestire in base allo stato fisico in cui ci troviamo e al lavoro specifico che stiamo facendo. E poi saper staccare per fare una pausa. Quanto è difficile fermarsi nel mondo del lavoro di oggi? E quanto è ancora più necessario saperlo fare per salvaguardare le nostre energie e poter essere produttivi?

In conclusione…

Quanto mi sono sentita nel mio posto facendo il lavoro sugli inediti! È stata una vera epifania: sentire che le mie competenze e attitudini si attivano alla perfezione per portarmi al risultato mi carica di un’energia quasi elettrica! Potersi migliorare e arricchire il proprio bagaglio di esperienze lavorative e personali facendo quello che si ama è davvero una cosa di cui essere profondamente grati. Spero che questo tentativo di raccontarti questo viaggio ancora in progress sia riuscito a trasmetterti l’entusiasmo e il lavoro profondo che ha comportato e che abbia portato qualche spunto anche per il tuo lavoro.

Se vuoi continuare a leggere

Ti consiglio questo articolo sull’orecchio oppure questo che parla di vibrazione sonora e riconnessione con se stessi.

 

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